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"il  territorio  e  la  sua  storia"

- pagina  di  Linguaglossa -



Linguaglossa, la sua pineta e la sua Etna innevata.

Linguaglossa:

  1. A 15 minuti dal mare (una tranquilla montagna d'acqua);
  2. A 15 minuti dalla montagna, nella cui pineta ci possiamo immergere in un mare di tranquillità.
  3. La via Roma a Linguaglossa ... ... ... la via Linguaglossa a Roma! (vedi sotto)

 

 

Spot pubblicitario su Linguaglossa da parte

di una nota Agenzia.

-2014-


 

 

Santa Messa in diretta su RAI 1

CHIESA MADRE "SANTA MARIA DELLE GRAZIE"

Domenica 13/12/2013

 


 

 

Programma RAI 2: "La vita in diretta"

con Michele Cucuzza ed Emma D'Aquino

Il centenario di ben 3 nonni di Linguaglossa!

-1998-

 


 

La "via Roma" a Linguaglossa ... ... ... la "via Linguaglossa" a Roma!

  1. A Linguaglossa, come in ogni cittadina italiana, la via principale è intitolata alla capitale italiana: "VIA ROMA".

  2. A Roma,  a destra del raccordo anulare,  fra l’Università agli Studi di “Tor Vergata”,  la via Fontana Candita e la via Casilina, c’è una zona con le vie intitolate ai paesi della provincia di Catania  e  possiamo  trovare   anche   la  "VIA LINGUAGLOSSA".

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Stemma di Linguaglossa
Stemma di Linguaglossa

 

 

 "LINGUAGROSSA"

CIVITAS  DILECTA  INTEGRA

 

 

 

ORIGINE ED ETIMOLOGIA DI LINGUAGLOSSA

Un buio impenetrabile avvolge la storia di "Linguagrossa" ai suoi albori, buio impenetrabile nel qual è possibile andare avanti soltanto per via di ipotesi e congetture. E' a tutti noto che il paese non fu mai nominato né in opere storiche o geografiche, né in altri documenti durante i primi dieci secoli dell'Era Cristiana, né tanto meno prima. Il primo documento in cui viene nominato è un privilegio del 1145, nel quale Ruggero II designa i confini delle terre soggette all'Archimandrita Luca della Diocesi di Messina: "Rex Rogerius, et Mense Octobris ind. 8. Commorantibus nobis Messanae venit Lucas vener. Archimandrita S. Salvatoris petens, Ut a nobis eidem datis locis, . . . inde verso est sicut ascendit flumen a mari ad lapidem nigrum, et inde ad vallem Castillucii; et inde ad viam Linguagrossae, et ad pedem Aetnae, et ad rutrum montem, et per mare ad S. Mariam de flumine frigido..." Ma ci si chiede se Linguagrossa fosse contrada oppure un borgo. Questo perché il grande geografo arabo Edrisi, nella sua opera compilata per ordine del re Ruggero lI Normanno nel 1154, ignora del tutto Linguagrossa ed anche perché nel censimento del 1198 ordinato dal Papa Innocenzo III, Linguagrossa non figura, mentre, come ci fa notare Vito Maria Amico, vengono citate borgate del tutto sconosciute Ma Linguagrossa viene citata come borgo sempre piu spesso nei secoli successivi in due documenti citati dal Grassi del 1282 e del 1356 dove addirittura si legge Lingua crossa, in un documento del 1297 riportato dall'Amari, in un altro del 1396 riportato dal Sardo, ed in un manoscritto del XVI secolo, di Giovan Luca Barberi, fondamentale per Ia conoscenza delle varie successioni feudali. In seguito le citazioni si fanno più frequenti.

MA QUANDO SORSE?

Dare un anno alla fondazione della città è impossibile, ma alcuni resti di tombe sicule ci danno la certezza che la zona era abitata già in tempi molto remoti. I greci certamente conoscevano bene tutto il territorio, avevano dei casolari che usavano stagionalmente per meglio sfruttare la pineta, ma si deve aspettare i superstiti alla distruzione di Naxos che scelsero di ritornare nei luoghi che conoscevano da anni, per avere una presenza stabile nel territorio.

La presenza greca è riscontrabile nei diversi reperti archeologici che sono stati scoperti presso il torrente Ficheri, presso la contrada Territta Bianca, e presso il castagneto di proprietà della Chiesa Madre, diverse le tombe di certa origine greca, saccheggiate e andate distrutte nel tempo, e diversi i reperti che sono andati a finire sul mercato clandestino. Sarebbe bene condurre una campagna di scavo nelle aree dove maggiori sono stati i ritrovamenti.

Nel periodo Bizantino tutta l'area fa parte della 'corona di difesa' della costa orientale dell'isola, diversi i ritrovamenti di tegole e manufatti del VI secolo. Allora torniamo ai tempi più vicini a noi dove Linguagrossa è ormai una realtà. Il Salomone, riferendosi al Fazello attribuisce la fondazione di Linguagrossa ad "una colonia di avventurieri venuti poco prima dei normanni i quali edificarono alcuante case nel bosco di Castiglione e vi posero stabile dimora". Ma c'è' da notare che il Fazello non accenna mai a tale fondazione; inoltre, perché in tempi arabi quando ogni città aveva un nome arabo (Quastallum - Castiglione) o semi arabo (Mons Gebel - Mongibello) veniva fondato un paese con un nome latino? Filoteo degli Omodei, castiglionese, afferma che la fondarono Genovesi e Lombardi venuti da Castiglione: "Lungi da Castiglione circa quattro miglia, e da Cerro tre, è una terricciuola o villa, per non essere cinta da mura, chiamata Linguagrossa", per estrarre la pece dai pini del boschi dell'Etna, i quali costruirono dei pagliai che mutarono poi in case.

L'Omodei, introducendo elementi "'stranieri", appoggia l'ipotesi del linguaggio grossolano fatta dal Fazello: "Quindi lungi due miglia (Calatabiano) è il castello di Linguagrossa posto sotto al monte Etna, et è detto così dalla roza, grossa, e goffa pronuncia del parlar volgare e plebeo Siciliano, il qual castello, per essere posto dentro alle selve del monte Etna, è famoso per cagion di quel bosco, ove sono gli alberi che fanno la pece". Mentre il Vinci scrive: "Linguaglossa, castello della Diocesi di Messina, dal latino Lingua e dal greco glossa cioè Lingua. La ragione del nome è data dal fluente fuoco linguiforme eruttato nelle eruzioni Etnee presso i suoi confini. Che dai cittadini i quali parlavano ora latino ora greco, fu detto talora Lingua, talora Glossa. Onde alla località fu dato nome Linguaglossa". Ma a questo punto è da tenere presente che il Vinci, preso dall'ardore di spiegare Linguaglossa come toponoma tautologico ha dimenticato Ia lunga tradizione degli etimologisti del 'Linguagrossa', Arezio, Brietio, Fazello e Omodei e si sia servito del 'Linguaglossa' del Maurolico.

Un anno dopo la pubblicazione dell'opera del Vinci veniva pubblicata l'opera di V.M. Amico, il quale si limitò a riferire la questione: "Così appellata o perchè esprime con il suo sito la forma di una lingua; vedi Maurolico, o secondo altri testimonio il Fazello, per la durezza del linguaggio che usano gli abitanti". Stessa spiegazione la da il Ferrara: "Siegue indi Linguagrossa, e Castiglione circondate da feracissime campagne. Linguagrossa e così detta, o dalla forma che ha di lingua, o dall'aspro linguaggio dei suoi abitanti; i suoi contorni presentano delle vedute pittoresche". Cosi anche il Massa "Linguagrossa, Città Reale, così appellata a senno del Maurolico, perchè ha la figura di una lingua; ma Brietio e Masbel vogliono, che tal denominatione le convenga, OB DURAM & RUSTICAM SICULI SERMONIS PRONUNCIATIONEM, cioè per Ia durezza della favella nationale che ivi si usa"; mentre il Borrello si limita a chiamarla Linguagrossa senza però darne alcuna interpretazione. Alcuni studiosi di storia patria non accettano la spiegazione data dal Fazello, infatti il Sac. Don Francesco Pafumi fa una postilla alla storia del Fazello, la dove questi parla della "roza, e goffa pronuncia dei Linguagrossesi: "Falsa conghiettura per essere stata Linguaglossa dal suo principio di erudita e purgata eloquenza". Cosi anche nell'introduzione al "Disinganno dei Pusilli di Carmel-Maria Pafumi, che è la prima opera messa a stampa da un autore Linguaglossese, fatta dal Linguaglossese Salvatore Merlo si legge: "Se poi ti arrecherai a maraviglia in leggendo nel frontespizio Linguaglossa; sappi, che l'Autore ha voluto in ciò seguitare l'opinione dell'Abate Maorolico, e del Buonfiglio Autori ben noti dell'Istoria di Sicilia: non volendo punto aderire all'insussistente conjettura di Tommaso Fazello che stima cosi appellarsi dalla roza, grossa, e goffa pronuncia del parlar volgare, e plebeo siciliano contro l'evidente sperienza, che ci dimostra il contrario nei suoi Naturali dell'ordine più infimo; la di cui pronuncia è più sciolta di quella usano gli altri de' Paesi, che le stanno attorno, ed ai confini. Anzi riflettendo, che il lodato Istorico, per altro famosissimo, con iscapido notabile di topografia pone il Castello di Linguaglossa due sole miglia distante da Caltabiano; prudentemente argomento non aver vedutolo, nè mai con qualche suo Naturale favellato. Quindi ragionevolmente su questa parte, il preferisce, come quegli, che s'abbia dalle immaginazioni del proprio capo servito, e così scritto, e pubblicato". Ogni paese ha nella sua tradizione una leggenda che racconta la propria fondazione; Linguaglossa ne ha ben due. La prima, riportata da Pafumi - Raccuglia, racconta che il nome deriva dal proprietario di un fondaco sulla strada che da Mascali conduce a Randazzo soprannorninato " 'zu linguarossa" per il suo linguaggio grossolano e troppo ciarliero; un'altra riportata dal Ragonesi vuole che il soprannone spettasse alla vecchietta, alla quale apparve Sant'Egidio durante l'eruzione del 1566. Evidentemente entrambe poco accettabili. A questo punto le ipotesi sull'origine del nome Linguagrossa, e non Linguaglossa, che incomincia a diventare il nome ufficiale del paese soltanto nel 1758 (ma un documento del Comune del 1848 viene autenticato con il bollo di Linguagrossa), si riducono a tre:

I - Linguagrossa deriverebbe il suo nome da un personaggio antichissimo " 'U 'zu linguarossa", oppure dalla vecchia miracolata da Sant'Egidio, patrono del paese, durante l'eruzione dell'Etna del XV secolo (congettura questa molto ingenua).

II - Linguagrossa deriverebbe il suo nome da una grossa lingua di lava esistente nelle vicinanze, oppure dalla stessa conformazione linguiforme del paese, ipotesi del Maurolico, del Vinci e di altri autori. Ma lo sviluppo dinamico del paese, ieri era quello di oggi?

III - Linguagrossa deriverebbe il suo nome dalla durezza del linguaggio dei suoi abitanti, ipotesi del Fazello, del Brietio, dello Ornodei e di altri autori ancora. Ma quale delle tre ipotesi potrebbe essere quella reale? La prima, quella del fondacaio, è ormai un classico nella storia dei toponimi, si veda Roma da Romolo, oppure Eoli da Eolo o Dori da Doro, appunto per questo inconsistente. La seconda potrebbe essere quella vera, ma nelle nostre tradizioni non si parla mai di una lunga lingua di lava; inoltre oggi è impossibile spiegarla con la struttura del paese, forse dalla posizione del paese che si estende in una vallata a forma longitudinale. La terza avrebbe la conferma dalla notizia riportata dall'Omodei nella sua AETNAE TOPOGRAPHIA del 1591: "Longobardis forte à quorurn idiomate, ut Sicanio crassiore, norne retinet", il nome ne deriverebbe dai Longobardi che con il loro linguaggio chiuso, più chiuso del siciliano fondarono il paese; potrebbe essere anche cosi, ma quelli di "Linguarossa" non vogliono accettare tale spiegazione. Dopo le tante ipotesi e opinioni presentate è difficile concludere qualcosa. Il lettore può ricavarne la conclusione che crede più atta a spiegare l'etimologia del nome Linguagrossa o Linguaglossa, "Per conto mio - scrive Santo Cali, il cultore più avveduto della nostra Storia Patria - sarei d'accordo col Fazello, col Filoteo se non temessi di urtare la suscettibilità dei miei concittadini che sono decisamente dalla parte del Pafumi". Una conclusione saggia da condividere.

 

LA SUA STORIA

Durante la sua lunga storia Linguaglossa è stata per diversi secoli dominio feudale di diverse famiglie di nobile casato, fra di essi spiccano la famiglia Crisafi, quella dei Cottone, dei Patti ed infine dei Bonanno. Il re Martino nel 1392 diede la terra al 'Notaro messinese' Nicolosio Crisafi. La famiglia Crisafi ebbe il dominio feudale sulla terra di Linguagrossa fino al 1568. Popolazione scomoda quella dei linguagrossesi, infatti dopo i Crisafi in appena quaranta anni si succedono ben tre famiglie nel dominio della città, quella di Stefano Cottone, quella di Bartolomeo Patti ed infine nel 1606 la famiglia di Orazio Bonanno, ultimo a possedere la terra di Linguagrossa. Nella chiesa di Sant'Egidio, allora Chiesa Madre, splendente d'affreschi e sotto lo sguardo del Santo Ateniese, il 14 febbraio 1606 Don Orazio Bonanno giurò di rispettare le 'Consuetudini della Città di Linguagrossa'. Il 31 maggio 1607 il Bonanno ricevette l'investitura delle terre di Linguagrossa: "Tenentis dictam baroniam et terram Linguaegrossae pro se suisque heredibus et successoribus in perpetuum". Trascorse appena un anno e i linguagrossesi non sopportando ulteriormente gli "aggravii et molestii" del novello barone chiesero al Viceré Principe Emmanuele Filiberto la riduzione al Regio Demanio dichiarandosi disposti a pagare quanto necessario al Bonanno, il quale aveva offerto 4.000 scudi per comprare il mero e misto imperio. La petizione però non sortì effetto alcuno. In cambio il barone per ingraziarsi sia il re sia i cittadini iniziò nel 1613 la costruzione di una Chiesa Madre più grande. La popolazione cresceva, e superava in quegli anni i tremila e cinquecento abitanti. Il Bonanno però continuò gli "aggravii et molestii" continuando oltretutto a chiedere la concessione del privilegio del mero e misto imperio, il quale per le veementi proteste dei linguagrossesi non venne mai concesso. Però il Bonanno riuscì nel 1625 ad ottenere il titolo di Principe di Linguagrossa con il dominio feudale e tutti i privilegi dati da alcune leggi e consuetudini. Ma Linguagrossa ritornò ancora una volta a richiedere la riduzione al Regio Demanio e, forse perché il Bonanno ormai stanco di una Terra che non lo voleva e che lo osteggiava in tutti i modi, riuscì questa volta nell'intento. Con la sentenza del Tribunale della Gran Corte dell'8 Agosto 1633, Linguagrossa veniva ridotta al Regio Demanio, ma doveva passare ancora un anno prima che tale sentenza venisse ratificata ed il 13 Giugno 1634 Linguagrossa venne resa libera e annoverata fra le terre demaniali. Cominciava così un nuovo periodo storico per Linguagrossa, periodo pieno di grandi difficoltà economiche derivate soprattutto dal Riscatto, ma è nell'ottocento che la città ricomincia a dare segni di rinascita sia culturale sia economica, ed il Bosco Ragabo a dare ancora una volta l'avvio alla rinascita del paese; la scelta fatta dai Decurioni di cedere parte del bosco Ragabo per pagare il debito fu senza dubbio fra le più azzeccate. La parte di Bosco che venne ceduta ricadeva nella zona che si trovava a sud del Monte Frumento delle Concazze fino alla zona di Monte Crisimo, ai confini con il territorio di Piedimonte Etneo. La transazione venne approvata il 26 febbraio 1839. Il 30 gennaio del 1865 l'Etna tornò a far sentire la sua presenza iniziando una grande eruzione che sarebbe durata ben 150 giorni. Ben sette bocche esplosive ed effusive si aprirono alla base del Monte Frumento: "questa innondazione di materie squagliate, precipitando di colta sulla foresta, estirpò migliaia di arbori: solo pochi tronchi giganti sopportarono la scossa…" Quel bosco oramai non apparteneva più ai Linguaglossesi.

Linguagrossa - Civitas Dilecta Integra
© 2007 Antonio Cavallaro - Via Manzoni, 59 - 95015 Linguaglossa (Catania)  

 

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